La psicoterapeuta: "Alla base di gesti simili c'è una società deficitaria verso i bisogni delle persone"La cronaca ci ha riportato in questi, pochi giorni ben tre casi di figlicidio.
Il 29 novembre Loris, un bambino di 8 anni, viene ucciso nel Ragusano. Molti i sospetti sulla madre. L'11 dicembre, in provincia di Imperia, una mamma uccide il figlio di 9 mesi buttandolo in mare. Lo stesso giorno, un uomo si getta dal quinto piano con il figlio di un anno, dopo aver ucciso la moglie. Tre eventi che fanno rabbrividire: da dove ha origine questa follia dei genitori?
"Questi gesti – spiega la dottoressa Margherita Spagnuolo Lobb, psicoterapeuta e direttore dell'istituto di Gestalt HCC Italy - hanno due motivazioni. Da una parte siamo di fronte a persone che estendono il fallimento di se stesse ai loro figli: mamme e papà che si sentono donne e uomini falliti nella vita e trascinano i figli nella loro decisione di morire. Sono questi i casi in cui i genitori tentano il suicidio contemporaneamente all'omicidio della prole. Dall'altra parte - prosegue la psicoterapeuta - sono genitori che non riescono ad essere tali. Avere un figlio comporta sacrifici e una trasformazione di sé di cui non tutte le donne e gli uomini sono capaci. E, alcuni di essi decidono di rinunciare ad essere genitori sbarazzandosi dei figli. Sono, questi, i casi di raptus e omicidi come quello della donna che ha annegato il figlio in provincia di Imperia". "In entrambi i casi - continua l'esperta - siamo di fronte a persone depresse, senza speranza nella profondità della loro esistenza, anche se non lo lasciano intendere. La condizione di sconfitta è totale per queste persone, arriva oltre se stesse, prende coloro che hanno generato in una sorta di anti-generatività. Questa è la condizione che porta le madri e i padri a uccidere i propri figli: questi genitori sentono di avere perso il senso della vita". "Questi fatti - spiega la dott.ssa Spagnuolo Lobb - succedono sempre più spesso perché la società è sempre più deficitaria verso i bisogni psicologici delle persone. La crisi sociale, economica e di valori, corrode le risorse della gente che, per disoccupazione, mancanza di risorse e opportunità, non riesce a realizzarsi nella società. Questa situazione nel nostro Paese dura da anni, ma non si è mai pensato concretamente di rinforzare le strutture sanitarie in modo che possano erogare un servizio di comprensione e aiuto psicologico. Al contrario, i servizi sanitari sono stati decurtati di personale".
"La mancanza di attenzione verso i bisogni psicologici delle persone – conclude - ha creato una condizione di estrema solitudine, che non può che peggiorare la loro disperazione. Occorre che la società si spenda per dare un sostengo alle giovani mamme e ai papà. Qualche decennio fa la legge 194 aveva istituito i consultori familiari con l'intento di sostenere le famiglie, dal concepimento alla genitorialità responsabile. Oggi questi servizi sono stati trasformati nella maggior parte delle regioni e non c'è più la cultura del sostegno alla genitorialità. È necessario, invece, rispondere in maniera attiva ai bisogni di queste coppie: con l'ascolto, favorendo gruppi di psicoterapia o di condivisione, e con servizi di accudimento dei loro bambini".
Margherita De Nadai