Sanità
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Dopo l’annuncio fatto ieri dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, sulla decisione di impugnare il decreto legge n.73, sull’obbligo vaccinale, è arrivata la reazione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Il ministro si è rivolto direttamente a Zaia, consigliandogli di ripensarci e “accusando” il Veneto di “non essere messo tanto bene” per quanto riguarda la percentuale di copertura vaccinale.

Immediata la replica del Governatore: “noi non cerchiamo risse, polemiche e ribalte politiche, non siamo contro le vaccinazioni (tutt’altro), e quando ci viene chiesto collaboriamo lealmente e nell’interesse generale con il Ministro e con i suoi tecnici, forti anche di un benchmark che è il sistema sanitario veneto, fra i più efficienti d’Europa e con un sistema di prevenzione che il mondo ci invidia”.

“La prima considerazione spontanea è che il Ministro Lorenzin non ha affatto bisogno del consenso del Veneto, ha una maggioranza in Parlamento, si faccia convertire in legge il decreto indipendentemente dal nostro ricorso alla Corte Costituzionale. Si accerti però prima di avere il consenso di tutti i parlamentari”.

“La seconda considerazione - prosegue Zaia - è, politicamente, figlia della prima: se si è intimamente convinti che il decreto sia perfettamente applicabile, che non lasci margini di ambiguità scientifica, che sia davvero indispensabile e che trovi un consenso corale, tranne che in un Veneto così fuori strada, il Ministro ne faccia tradurre i contenuti in singole leggi regionali. Non è operazione complicata, e forse in meno di 60 giorni molti Consigli regionali sarebbero in grado di deliberare. Non trovi dunque quindi l’alibi nel ricorso dei veneti per coprire un dibattito sull’opportunità di questo provvedimento che ormai serpeggia ovunque. Chi governa è chiamato sempre a scelte impopolari, ma posso garantire al Ministro che questa scelta del Veneto non è demagogica e populista”.

“Il Veneto – ribadisce - difende un modello che esiste da dieci anni, concordato e monitorato periodicamente con lo stesso ministero. Pur se indicati come i cattivi del giorno, noi continuiamo a ritenere che questo decreto non informi ma punisca, monetizzi l’obbligo e non rassicuri le famiglie né le metta in grado di formarsi un’opinione positiva, e si trasformerà in un boomerang e quindi incentivo ulteriore per motivare anche gli indecisi ad abbandonare le vaccinazioni. I nostri dati ci confermano come il nostro sistema abbia aumentato considerevolmente le adesioni consensuali e convinte alle vaccinazioni”.

“A chi in queste ore, compreso il Ministro, con toni che non sono da Ministro, mette in parallelo, e in modo rivelatore di qualche timore, l’immigrazione col “no” del Veneto, la Lega coi vaccini, chiediamo pubblicamente una riflessione tecnica. Su quali dati vi siete basati per sostenere l’urgenza di un decreto?”, domanda il rappresentante del Veneto. “Sulle anagrafi scritte a mano in tante regioni d’Italia che non hanno, a differenza del Veneto, anagrafi vaccinali informatizzate che arrivano fino all’ultimo medico di base o all’ultimo pediatra di libera scelta? E non sarà che una volta che avremo scoperchiato questo sistema basato su ‘carta da formaggio’ si scoprirà che magari il Veneto è la regione con il più alto tasso di vaccinazioni e che nelle regioni con anagrafi fatte da amanuensi il tasso è crollato sotto l’85 per cento? Perché, quando lo chiedemmo nel 2015, non avete imposto che tutte le coperture vaccinali presentate dalle Regioni provenissero da anagrafi informatizzate? Non sarà questa la riflessione che terrorizza il Ministro?”.

 

 

 

 

 

 

 

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