“Anche in seguito alla nostra segnalazione – spiega FederSpecializzandi-, il Consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale del Veneto che obbliga gli specializzandi titolari di contratto regionale a prestare servizio per almeno tre anni in quella regione, con sanzioni fino a 64 mila euro. Le Regioni non possono obbligare a lavorare in contesti non attrattivi, devono migliorare le condizioni e garantire qualità della vita: i medici vogliono lavorare dove possono crescere professionalmente e contribuire alla Salute delle persone”. "Profonde inesattezze - replica l'assessore regionale Lanzarin-. Leggere meglio gli accordi".
“Contrarietà anche alla restituzione di compensi se lo specializzando interrompe il proprio percorso: questa disposizione è in pieno contrasto con la normativa nazionale. Siamo fortemente contrari – ha fatto sapere FederSpecializzandi- al DL Milleproroghe che prevede l’assunzione di specializzandi già a partire dal terzo anno di specializzazione. In mancanza di un accordo quadro nazionale che declini la norma contenuta nel DL Calabria, tuteli gli specializzandi e garantisca la loro continuità formativa. Impensabile estendere l’assunzione a specializzandi degli anni precedenti al quarto senza aver valutato l’applicazione di una norma ancora sulla carta per gli specializzandi iscritti agli ultimi anni. La formazione specialistica viene nuovamente posta in secondo piano a favore dell’adozione di misure definite emergenziali che non sembrano prevedere l’impatto a lungo termine sul servizio sanitario nazionale. Misure emergenziali non possono essere il pretesto per disintegrare la formazione e la crescita professionale, per un disegno molto più articolato di controllo, anche politico, sugli specializzandi e sui medici”.
La risposta della Regione Veneto: “L’ostilità di Federspecializzandi verso gli accordi sottoscritti con le Università di Padova e Verona per l’assunzione di specializzandi al quarto e quinto anno negli ospedali veneti è quanto meno singolare, anche perché le rappresentanze dei giovani medici hanno partecipato attivamente a tutte le riunioni dell’Osservatorio Regionale per la Formazione Medico Specialistica, hanno dato il loro contributo al miglioramenti del testo iniziale e, alla fine, l’Osservatorio ha dato parere favorevole all’unanimità, sia sul punto dell’assunzione, sia su quello della maggiore rotazione nelle sedi formative”.
Così l’assessore alla Sanità della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, risponde alla polemica di Federspecializzandi, che critica i contenuti dell’accordo e invita a rifiutare l’assunzione: “Non è un’invenzione della Regione o delle nostre Università – aggiunge l’assessore– ma l’applicazione di una normativa nazionale discendente dal cosiddetto Decreto Calabria, ribadita anche all’interno del nuovo Patto Nazionale per la Salute. Quanto alla qualità dei nostri ospedali ricordo a Federspecializzandi che in Veneto la si trova tanto negli ospedali hub quanto in quelli di rete, a loro volta dotati di strutturati di grande professionalità, di macchinari moderni e di tecnologie di ultima generazione. La storia insegna che l’esperienza si fa sul campo e che molti grandi specialisti di oggi si sono formati in una rete di ospedali che non erano certamente tutti hub. Non corrisponde al vero – prosegue l’assessore – nemmeno l’affermazione secondo la quale si lascerebbe solo il giovane medico scaricandogli responsabilità che gli strutturati non vorrebbero. Niente di più falso. Non a caso nei protocolli è chiaramente specificato che essi svolgono attività assistenziali coerenti con il livello di competenze e di autonomia raggiunto e correlato all'ordinamento didattico di corso, alle attività professionalizzanti e al programma formativo seguito e all'anno di corso di studi superato. E che l’attribuzione dei livelli di autonomia e responsabilità degli specializzandi assunti avviene nominalmente per ogni singolo medico in formazione specialistica ad opera del Consiglio della scuola di specialità. Infine, - le aziende sanitarie presso le quali i medici in formazione sono assunti ne garantiscono il “tutoraggio”, svolto dai dirigenti medici della struttura interessata. Magari – conclude Lanzarin – una lettura più accurata degli accordi avrebbe evitato di dire tante inesattezze”.