Il 56% dei lavoratori vorrebbe continuare a lavorare da casa, contro il 44% di chi vorrebbe subito rientrare. Strette di mano bandite per molto tempo, paura dei colleghi asintomatici. Sono alcuni dei risultati dell’indagine condotta da EasyHunters, società di ricerca e selezione personale, tra 13.000 lavoratori di aziende di ogni settore, di ogni grandezza e con livelli di esperienza eterogenei.
«Quello che sta accadendo – spiega la managing director della società, Francesca Contardi - è davvero senza precedenti. Le aziende si sono trovate, quasi da un giorno all'altro, a far lavorare i propri dipendenti e collaboratori da remoto senza aver mai sperimentato prima questa modalità, con procedure e dinamiche nuove per tutti. Ora che la Fase 2 è iniziata, ci troviamo a dover ragionare sul futuro sia a livello organizzativo e pratico sia a livello manageriale».
E la prima domanda riguarda proprio la paura di rientrare. Il timore principale è la possibilità di trovarsi in presenza di colleghi asintomatici (64,7%), seguito dalla possibilità di contagiarsi prendendo i mezzi pubblici (40%). Per risolvere questo problema, la maggior parte delle persone ha dichiarato che userà l'auto privata (68,9%), il 4,9% le biciclette e il 13% circa si sposterà a piedi (13,6%) o con i mezzi pubblici (12,6%).
Per il 68,6% dei rispondenti la stretta di mano sarà bandita per molto tempo. Il 70% dichiara, inoltre, che indosserà la mascherina e solo il 31,4% i guanti.
«Il lockdown così improvviso – aggiunge Contardi - ci ha insegnato che lavorare in smart working è davvero fattibile. Molti (l'83%) vorrebbero avere, anche in futuro, la possibilità di continuare (per qualche giorno alla settimana) in questo modo. L'80% degli intervistati, inoltre, è convinto che questa modalità non abbia alcun impatto sulle performance, anzi siano addirittura migliori. Il 90% dei dipendenti interpellati, inoltre, chiede alle aziende ripensare all'organizzazione aziendale, agli spazi e all'uso di dispositivi per poter lavorare meglio, anche lontani dagli uffici. Si tratta di un dato molto significativo di cui dovremo per forza tenere conto, anche una volta finita l'emergenza, per il benessere e la soddisfazione di chi lavora insieme a noi».
Ecco dunque la spaccatura netta tra chi vuole rientrare (il 44%) e chi preferirebbe rimanere a casa (56%). Di quest'ultimo gruppo, il 32,3% vorrebbe rientrare appena ricevuta una comunicazione ufficiale dal governo, il 31,5% a settembre e il 29,8 tra giugno e luglio.