Lo studio ha evidenziato alcuni fattori peculiari associati alla diagnosi di Covid-19: la tosse secca, la febbre da oltre 72 h, la linfocitopenia e la grave insufficienza respiratoria
Il Covid-19 non sarà un ricordo che passerà rapidamente. Il 2021 richiederà ancora un impegno significativo nella lotta a questa malattia. La campagna vaccinale varata in queste ore dai decisori politici, la più ampia della storia, ridurrà i rischi, ma non porterà rapidamente alla conclusione della pandemia.
“Questi mesi ci hanno fornito un importante insegnamento su come migliorare la Sanità pubblica italiana e sulla nuova era dell’infettivologia che ci troviamo ad affrontare – ha sottolineato il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT – La globalizzazione infatti ha dimostrato che ogni malattia infettiva può espandersi rapidamente fino a raggiungere ogni angolo del Pianeta: servono dunque azioni più mirate e un piano pandemico che ci permetta un’immediata reattività. Inoltre, è opportuno costruire una nuova progettualità che riguardi soprattutto le vaccinazioni, che sono l’arma principale di prevenzione. Proprio su questo la SIMIT è molto impegnata e guarda oltre il vaccino anticovid: stiamo infatti elaborando un documento sulle vaccinazioni nell’adulto e soprattutto nei soggetti fragili”.
Le malattie infettive del XXI secolo sono profondamente influenzate dai fenomeni ambientali, climatici, sociali, demografici che già hanno portato a relativizzare il concetto di malattia tropicale, tanto che malattie come Dengue, Chikungunya, West Nile, Zika sono ormai stabilmente presenti anche alle nostre latitudini, suggerendo agli infettivologi un maggiore studio delle epidemiologie locali e una crescente collaborazione con altre discipline, inclusa la medicina veterinaria. Una potenziale minaccia risiede però anche negli stessi progressi della ricerca scientifica.
“La medicina moderna ha fatto passi da gigante – ha evidenziato il Prof. Claudio Mastroianni, Vice Presidente SIMIT - Oggi vengono impiantati biomateriali in tutto il corpo: protesi ortopediche, cardiache, valvolari, mammarie, a livello urogenitale; dispositivi generatori sono utilizzati nel cervello per stimolare l’attività cerebrale nei pazienti affetti da Parkinson. Tutti questi dispositivi curano i pazienti dalle rispettive patologie, ma rappresentano un pabulum, un terreno fertile per lo sviluppo di microrganismi, il cosiddetto biofilm, in cui gli antibiotici hanno difficoltà a penetrare. Esistono inoltre nuovi potenti farmaci biologici per chi soffre di malattie reumatiche, malattie infiammatorie croniche, patologie onco-ematologiche: queste terapie modificano la risposta immunitaria, provocando il rischio di riattivare infezioni latenti, come la tubercolosi, epatiti virali, infezioni erpetiche. Il ruolo dell’infettivologo dunque acquisisce ancora maggior rilievo nell’approccio al paziente e nel riconoscimento delle infezioni”.