Italo, Antonia e quel bacio più forte del COVID-19

All’Ospedale di Cittadella, lei in Malattie infettive, lui in Terapia Semintensiva, non avevano più avuto alcuna relazione diretta. Poi il grande regalo di rivedersi e abbracciarsi.

L’amore è più forte del Covid-19 per una coppia di anziani padovani che si sono reincontrati nella Terapia Semintensiva dell’Ospedale di Cittadella: un bacio sulla maschera che lo aiuta a respirare, le mani che si cercano, e che finalmente si trovano e si stringono. E’ la storia di Italo Salvadori e Antonia Guidolin, 72 anni lui, 74 lei, marito e moglie, ricoverati entrambi per Coronavirus ma con situazioni cliniche diverse, quindi in reparti differenti, non avevano più avuto alcuna relazione diretta. Lei in Malattie infettive, lui in Terapia Semintensiva, hanno lottato contro la malattia con il pensiero rivolto al destino dell’altro. Quando la moglie è migliorata e non ha più avuto bisogno di ossigenazione, ha chiesto di lui: Sabrina, operatrice socio-sanitaria, l’ha seduta su una carrozzina e, senza esitazione, l’ha accompagnata al piano di sopra, dove c’era il suo Italo. La sorpresa di rivedersi, le mani che si intrecciano. Un abbraccio, e un bacio indimenticabili, in pigiama.

Italo e Antonia, residenti a Cittadella: lei era entrata in ospedale il 20 dicembre, finendo in Malattie infettive; lui l’aveva seguita a ruota l’ultimo giorno dell’anno, passando direttamente dal Pronto soccorso in Semintensiva.

“E’ stata una cosa meravigliosa – commenta ancora commossa Rita Marchi, direttore dell’Area Semintensiva dell’Ospedale di Cittadella -, un incontro che ci ha fatto salire le lacrime agli occhi. Quando la signora, con un quadro clinico migliore del marito, in procinto di essere dimessa ha esternato il suo dolore al medico di guardia, i clinici hanno deciso di farglielo incontrare, anche se le sue condizioni, più serie, richiedono cure semi-intensive. Non si aspettavano certo di vedersi, è stato un regalo enorme per entrambi. L’uomo è in ventilazione meccanica non invasiva, con la maschera oronasale perché non ha autonomia respiratoria, la moglie lo ha baciato proprio sulla maschera, incoraggiandolo, rincuorandolo e dandogli appuntamento a casa. E’ stato un bellissimo incontro, ai tempi del Coronavirus, avvenuto in un contesto di medici, infermieri, oss molto preparati, affiatati, entusiasti e umani con i quali è un onore lavorare”.

“La qualità di un’organizzazione sanitaria si misura non solo con l’appropriatezza e l’efficacia delle prestazioni rese, l’adozione di tecniche moderne, di innovazioni assistenziali, di novità terapeutiche, ma anche con l’attitudine – commenta il Direttore Generale dell’Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta – ad accogliere i pazienti, in particolar modo i più anziani e fragili, con quella disponibilità e quella tenerezza con le quali ciascuno di noi vorrebbe, da malato e da degente, essere trattato. La terapia deve andare a braccetto con l’empatia: la qualità dell’assistenza si misura anche con il termometro dell’umanità, e questo è tanto più vero in quest’epoca pandemica”.