Ucraina, Oxana e suo figlio ora sono in salvo nel reparto di Oncoematologia Pediatrica di Padova

Dopo un viaggio in ambulanza di oltre 1.300 chilometri Oxana ed il suo bambino sono arrivati a Padova: la trentottenne ucraina, che fugge dalla guerra con un figlio di due anni malato di leucemia, è stata accolta al reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Azienda-Ospedale Università di Padova ieri sera (martedì 8 marzo) alle ore 22.30.

Una missione di soccorso che ha visto protagoniste realtà diverse, unite nella voglia di portare soccorso anche nelle situazioni più difficili. Team for Children ONLUS ha lanciato l’iniziativa, curando e finanziando la missione di trasporto, la Croce Verde di Padova ha gestito la logistica del viaggio e l’ospedale di Padova ha preso in carico il piccolo paziente, per il quale si prospetta un periodo di cura piuttosto lungo, in una delle realtà ospeda-liere più avanzate d’Europa nell’oncoematologia pediatrica.

“La sanità del Veneto, sin dal primo momento, si è messa a disposizione per portare il proprio contributo in questa situazione di crisi – rende noto il Direttore Generale dell’Azienda Ospedale Università di Padova, Giuseppe Dal Ben – La Regione Veneto ha lanciato e coordinato una serie di interventi e donazioni, che sono già stati avviati. Donazioni importanti di farmaci, alla quale abbiamo contribuito, e la disponibilità ad accogliere nei nostri ospedali le situazioni più delicate che vengono dall’Ucraina, come la storia di Luka, che abbiamo presentato oggi. Ha visto davvero il Veneto fare squadra, dimostrando un grande cuore”.

“Appena siamo venuti a conoscenza della situazione di Oxana e del suo bambino, tramite una loro conoscente residente qui in Veneto, ci siamo attivati – racconta Chiara Girello Azzena, Presidente di Team for Children ONLUS, associazione che da 13 anni si occupa di assistere le famiglie dei piccoli ricoverati del reparto di Oncoematologia Pediatrica-. Sono anche io mamma, e il pensiero di questa donna sola che scappa con un figlio gravemente malato, lasciandosi dietro il resto della famiglia, ci ha spinti a fare del nostro meglio, e a mettere in campo tutte le nostre risorse. È iniziata così questa missione”.

“Abbiamo saputo che nostro figlio era malato il 21 gennaio, meno di due mesi fa”, racconta Oxana, durante il viaggio in ambulanza che la porta dall’ospedale di Kielce, in Polonia, a meno di 200 km dal confine ucraino, verso Padova. Con sé, una valigia, due sacchetti, tre peluche. Di più non si poteva portare, quando è stata costretta a lasciare casa. “Pochi giorni dopo l’ospedalizzazione a Leopoli, il 24 febbraio, è cominciata l’invasione russa – continua la donna – Quasi subito ci siamo dovuti rifugiare nelle cantine dell’ospedale. Non riuscivamo a completare i trattamenti di chemioterapia, venivano costantemente interrotti dalle sirene antiaeree, e dovevamo correre nei sotterranei”.

“Mio figlio è considerato un bambino grave, ed appena possibile, il 1° marzo, siamo stati sfollati verso la Polonia. Abbiamo viaggiato in autobus, con molte ansie e difficoltà”, racconta la mamma, di nuovo in movimento, questa volta verso Padova, mentre il figlio già si è addormentato nell’apposita culla del mezzo di soccorso. “Ho altri due figli, uno di cinque e uno di quattordici anni. Sono ancora lì, a Leopoli, con loro padre che ad oggi non può partire [gli uomini tra i 18 e i 60 anni non possono lasciare l’Ucraina, essendo chiamati alle armi, ndr]. La vita di sempre è stata sconvolta; ora eccoci qui”.

“Mio figlio necessita di un trapianto di midollo. Un’operazione impossibile lì dove eravamo stati sfollati. Il mio secondo figlio, quello di cinque anni, è un potenziale donatore, spero possa presto raggiungerci. Mi manca, è in un paese in guerra, ed ha festeggiato il suo ultimo compleanno senza di me, pochi giorni fa. Mi hanno detto che Padova è un centro d’eccellenza per questo tipo di trattamenti sanitari,” continua Oxana, che non perde il sorriso, anche se il suo è un sorriso stanco, un sorriso per il figlio. “Ringrazio Team for Chidren che si è subito attivata per aiutarci, Croce Verde di Padova per averci portati in città da così lontano e la straordinaria accoglienza dell’Ospedale di Padova”.

Il trasporto – finanziato da Team for Children – è stato possibile grazie ad un’ambulanza della Croce Verde di Padova, e dell’equipaggio composto dagli autisti Lucio Garbin e Giovanni Cecolin, dalla soccorritrice Veronica Custan (interprete ucraina) e dal volontario di Team for Children Marco Dalla Dea (interprete per l’inglese). Il tragitto di 1.300 chilometri tra Padova e Kielce è stato affrontato in circa dodici ore, mentre il ritorno – con mamma e bimbo a bordo – ha richiesto tredici ore, attraversando i confini di Polonia, Repubblica Ceca, Austria, ed infine Italia.

“Croce Verde Padova si è messa subito a disposizione per questo servizio rispondendo alla richiesta di Team for Children” – afferma il Presidente Andrea Franco – “Abbiamo organizzato tutto il trasporto a tempo di record. La conferma è arrivata infatti solamente nella giornata di domenica, e l’equipaggio era pronto a partire già lunedì alle sei e mezza di mattina. La Pia Opera Croce Verde di Padova opera da 108 anni ed è da sempre attenta, oltre che ai servizi quotidiani, anche a queste situazioni di particolare valenza umanitaria. Siamo felici che questo lungo viaggio si sia concluso per il meglio”.

“Team for Children ha sostenuto le spese per il trasporto di madre e figlio dalla Polonia a Padova, e si farà carico di vitto e alloggio per entrambi almeno finché le cure non saranno terminate. Pensiamo per un periodo di almeno otto mesi. Forse un anno” continua la Presidente di Team for Children ONLUS. “Stimiamo un impegno di oltre 25.000 Euro. Sono cifre importanti, ma questo è il motivo per cui siamo qui: aiutare famiglie e piccoli pazienti in situazioni difficili”.

“Ora che Oxana e suo figlio sono al sicuro qui a Padova, comincia il viaggio più importante, quello delle cure” aggiunge Chiara Girello Azzena. “Noi di Team for Children faremo di tutto per mettere mamma e bambino nelle migliori condizioni per affrontarlo. Ed appena sarà possibile cercheremo di portare in Italia l’altro figlio della donna, il potenziale donatore di midollo osseo per questo piccolo guerriero, che suo malgrado ha già dovuto attraversare mezza Europa, prima ancora di imparare a parlare”.