Bassetti

Bassetti: «Vacciniamo più persone possibili»

Figliuolo? Il Mancini della vaccinazione: ha preso una squadra disunita e ha condotto una campagna vaccinale degna di questo nome».

Si parte dal calcio e dalla vittoria dell’Italia agli Europei 2020 nell’intervista con Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova. Ci sentiamo prorio all’indomani della partita e il tono di voce tradisce la passione con cui è stata vissuta la finale.
«Ho gioito anche io, sono senza voce. E’ stata una bella soddisfazione ed è la dimostrazione che, quando vuole, l’Italia non è seconda a nessuno».

Anche nella lotta al Coronavirus?
Sì e no… Credo che all’Italia sia mancata una politica matura, capace di assumersi delle responsabilità. Non si può, per un 2% in più nelle intenzioni di voto, essere ondivaghi o traccheggiare. Ci vogliono decisioni ferme.

Un esempio è quello della scuola?
Esattamente. Siamo a metà luglio e non sappiamo ancora come rientreremo a scuola. Se il 15 o il 20 settembre qualche istituto ricomincerà con la didattica a distanza sarà un fallimento. Vorrà dire che non avremo affrontato per tempo questa vicenda, che è fondamentale: agli studenti va restituita la scuola in presenza e questo passa attraverso la loro vaccinazione e quella degli insegnanti.

Ma lei non si è mai espresso per l’obbligatorietà del vaccino.
Ho sempre parlato di moral suasion per la popolazione generale: dovremmo essere capaci di convincere le persone che vaccinarsi salva la loro vita e quelle degli altri. Ma per alcuni settori specifici – il mondo sanitario per primo, poi quello scolastico, o quello degli operatori di pubblica sicurezza, una politica seria e forte dovrebbe prendere delle decisioni sulla obbligatorietà. La scuola, gli ospedali, sono luoghi pubblici, non puoi essere libero di scegliere se vaccinarti o meno.

Un’altra categoria che risulta ancora non adeguatamente coperta è quella degli ultrasessantenni. Problemi nella campagna?
Come dicevo, bisogna riconoscere al commissario Figliuolo di avere fatto un ottimo lavoro. Abbiamo messo la vaccinazione a disposizione di tutti. Sempre per fare il paragone con il calcio, siamo passati dai tempi della cronaca delle partite su Novantesimo Minuto ai servizi on-demand.
Oggi, chi si vuole vaccinare, può scegliere dove, come e quando farlo. Quindi il problema è un altro, io la chiamo “sindrome di Superman”.
Voglio dire che i sessantenni si sentono più forti, più al sicuro dei 70enni e degli 80enni, hanno letto e sentito che erano quelli che andavano in ospedale e rischiavano la vita e si sentono protetti. E’ un errore, per molti motivi. Innanzitutto a 60 anni è facile avere delle comorbilità (dal diabete all’obesità, fino all’ipertensione) che indeboliscono l’organismo. E poi, se le classi d’età successive sono protette e il virus continua a circolare, raggiungerà proprio chi non ha copertura. Diciamolo chiaramente, chi non si vaccina oggi è proprio un incosciente.

Nelle ultime settimane si è parlato tanto della cosiddetta variante Delta. Dobbiamo preoccuparci o si sta esagerando?
Si sta molto esagerando. Se agitare lo spauracchio di una variante serve per spingere le persone a vaccinarsi, pur non essendo la strada più ortodossa, posso capire. Altrimenti è l’ennesimo caso di terrorismo psicologico fine a se stesso, è un gridare al lupo al lupo che non porta da nessuna parte. Innanzitutto diciamo che la doppia inoculazione copre prefettamente da tutte le varianti: non ci sono evidenze scientifiche di mutazioni non coperte dal vaccino…

Ma già si parla di terza dose…
Ne parlano le aziende farmaceutiche. Io sono dalla loro parte, ma loro devono fare l’industria, il resto spetta agli scienziati. Dire oggi che occorra la terza dose è fuori luogo e prematuro.

Dicevamo, la variante Delta.
Sì, niente terrorismo. Ripeto purtroppo che siamo in una fase di debolezza della politica che non aiuta. Continuare a dire che se non stiamo attenti torneremo alle zone gialle e rosse crea soltanto ansia.
Basterebbe fare rispettare le regole esistenti. A livello europeo abbiamo raggiunto l’accordo sul Green Pass, abbiamo uno strumento che in qualche modo dovrebbe “premiare” chi è vaccinato.
Ma se non siamo capaci di fare controlli, a cosa serve? Chi arriva dall’estero viene controllato? C’è un sistema capillare che permetta di verificare se si è stati vaccinati o no? No, purtroppo e così rendiamo vano tutto il lavoro fatto, manchiamo proprio nel settore della prevenzione.

Quindi come trascorreremo questa estate?
Non diversamente da quella precedente. Probabilmente arriveremo a zero morti verso fine luglio, ci sarà un fisiologico aumento dei contagi già in agosto, ma non dell’ospedalizzazione e dei decessi. Soprattutto non dovremo farci prendere dell’ansia guardando quello che succede in altri Paesi. Guardiamo a casa nostra e vacciniamo più persone possibili. Lo abbiamo dimostrato con il calcio: se facciamo squadra, non siamo secondi a nessuno.

Quando ne usciremo?
Difficile dirlo. Credo che dovremo convivere con il Covid-19 per molto tempo.
Ma se ci vacciniamo tutti e usiamo un po’ di accortezza, penso che già dal prossimo inverno potremo trascorrere una vita normale.