COVID-19 e influenza, fondamentali i vaccini per gli anziani

Lo scenario di questo autunno non è dei più rosei: i contagi da COVID in queste settimane sono in costante aumento e si stanno già verificando i primi casi di influenza, con un virus probabilmente molto aggressivo.

Diventa fondamentale la protezione offerta dai vaccini, soprattutto per la popolazione anziana, maggiormente esposta agli effetti più gravi delle infezioni. Questo uno dei principali messaggi del 36° Congresso Nazionale della Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio – SIGOT, che si tiene a Bari dal 5 al 7 ottobre, insieme a numerosi altri temi come l’approccio multidimensionale, il “long-COVID”, la qualità di vita e di assistenza degli anziani. Cinquecento gli specialisti attesi.

“Mai come adesso è necessario ragionare sull’approccio all’anziano in termini di prevenzione – sottolinea il Prof. Alberto Pilotto, Presidente SIGOT – I dati Eurostat rilevano che a 65 anni l’anziano ha in media davanti dai 22 ai 25 anni di vita. Tuttavia, troppo spesso una parte consistente di questi anni è gravata da disabilità e malattie. L’unico modo che abbiamo per prolungare questi anni di vita anziana in salute e attività è realizzando percorsi e programmi di prevenzione, che nell’ambito delle malattie infettive acute consistono nelle vaccinazioni, che rafforzano il sistema immunitario. Da una revisione di studi scientifici su oltre 113mila anziani si evince che le malattie infettive hanno un forte impatto negativo sulle funzioni cognitive e sull’autonomia personale degli ultrasessantacinquenni. Purtroppo però gli obiettivi di copertura vaccinale sono ben al di sotto di quanto auspicato dal Ministero della Salute: per l’influenza, l’obiettivo minimo del 75% della popolazione anziana non è mai stato raggiunto dal 1999 e, dopo un trend in crescita dal 2015 al 2020, nella stagione 2021/22 la copertura vaccinale anti-influenza negli anziani è diminuita del 7%. Considerando i dati osservati nell’emisfero australe dobbiamo prepararci ad una certa aggressività del virus influenzale, visto che le nostre difese immunitarie non sono state sollecitate nelle ultime due stagioni, mentre il COVID si può presentare sotto forma di nuove varianti, in parte già identificate”.

“La SIGOT si è concretamente impegnata nel campo delle vaccinazioni anche con due specifiche iniziative scientifiche, lo studio SIVAX-RSA e un’indagine conoscitiva dell’orientamento dei geriatri italiani in tema di vaccinazioni – spiega Nicola Veronese, Direttore Scientifico SIGOT – Il primo studio, condotto insieme all’Istituto Superiore di Sanità su 558 anziani ospiti di 26 RSA italiane, ha dimostrato una ottima copertura vaccinale anti-COVID-19 (quasi il 99%) in un contesto in cui la fragilità è ampiamente rappresentata (solo il 10% degli ospiti non era fragile né a rischio di diventarlo). Nel secondo studio, il questionario proposto ai geriatri italiani ha evidenziato come l’83% di loro tenga abitualmente conto dello stato vaccinale degli anziani che hanno in cura, ritenendo nel 90% dei casi che i vaccini siano efficaci anche nell’anziano fragile. Oltre a quella contro il COVID, le vaccinazioni più raccomandate risultano quelle contro l’influenza, lo pneumococco e contro l’Herpes Zoster, consigliata quest’ultima dalla maggior parte dei geriatri. Infine oltre i tre quarti dei geriatri intervistati dichiara di avere una buona o elevata conoscenza del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale”.

Il ritorno del COVID preoccupa anche in quanto potrebbe alimentare un’altra emergenza già in atto: la diffusione del Long COVID. “Il Long COVID è una sindrome clinica caratterizzata dalla presenza di alcuni sintomi come fatica persistente, stanchezza, dolori muscolari, deficit cognitivi, disturbi del sonno ed inappetenza legati all’infezione da SARS-CoV-2, che persistono dopo 12 settimane dall’infezione – spiega Virginia Boccardi, geriatra dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia e Presidente SIGOT Young – Da una recente revisione sistematica su 57 studi con 250.351 sopravvissuti a COVID-19 è risultato che il 55% ha sperimentato almeno un sintomo riconducibile a long COVID dopo 6 o più mesi dall’infezione (JAMA Netw Open 2021). Le più recenti evidenze scientifiche mostrano che l’infezione da SARS-CoV-2 tende a manifestarsi maggiormente nei sistemi più labili dell’individuo, in particolare nel sistema nervoso centrale, in quello autonomo e nell’apparato muscolo-scheletrico. Pertanto, il paziente meno resiliente e più vulnerabile sarà quello più suscettibile alla sindrome da Long COVID, con un significativo impatto sulle sue abilità funzionali residue. Il Long COVID potrebbe rappresentare in un futuro non tanto lontano uno dei principali fattori predisponenti alle sindromi geriatriche (come ad esempio le cadute, il declino cognitivo e i disturbi del sonno). Occorre dunque un modello di cura con un approccio multidimensionale e multidisciplinare che metta il malato al centro, per una medicina preventiva e personalizzata”.

La prevenzione condiziona notevolmente l’invecchiamento, determinando il grado di salute e di comorbidità. Gli anziani, infatti, rappresentano la popolazione più eterogenea in termini di stato di salute, che può modificarsi attraverso diversi fattori. Per questo il metodo multidimensionale si rivela fondamentale per valutare i parametri della terza età. “Al Congresso SIGOT esporremo il progetto sulla valutazione multidimensionale realizzato in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con la Medicina Generale: si tratta delle prime linee guida sulla valutazione multidimensionale della persona anziana – evidenzia il Prof. Pilotto – L’iniziativa sarà presentata con una tavola rotonda a cui parteciperanno figure istituzionali, rappresentanti della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, dell’Istituto Superiore di Sanità, del Consiglio Superiore di Sanità”.