Diabete, a Padova il primo trapianto di insule pancreatiche

E’ stato realizzato con successo al Centro Regionale per la Terapia Cellulare del Diabete dell’Azienda Ospedale Università di Padova il primo trapianto di insule pancreatiche, una pratica assolutamente innovativa, che permetterà ai pazienti con diabete di tipo 1, il più grave e debilitante, di eliminare o ridurre la dipendenza dall’insulina e farà allontanare o regredire le numerose complicanze.

L’evento è stato presentato oggi a Padova, con un testimonial d’eccezione come il paziente che ha avuto il trapianto, dimesso stamattina in ottime condizioni, alla presenza dell’assessore alla Sanità della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, del direttore generale dell’Azienda Giuseppe Dal Ben, della responsabile del Centro per la terapia cellulare del diabete Lucrezia Furian, del direttore della chirurgia dei trapianti di rene e pancreas Paolo Rigotti, del direttore delle malattie del metabolismo Angelo Avogaro e del direttore di radiologia Giorgio De Conti.

Ricordando la figura del presidente regionale dell’Aido Luca Cestaro, scomparso nei giorni scorsi, la Lanzarin ha ricordato che “tutto è iniziato in piena emergenza Covid, quando decidemmo che, comunque, ogni attività possibile, a cominciare dalla ricerca e dai trapianti, doveva continuare. In questo Centro la Regione ha creduto fin dal primissimo momento, quando nel settembre 2020 deliberammo il via libera alla realizzazione. Poi i vari passaggi, compreso il finanziamento regionale di 2 milioni di euro, si sono susseguiti rispettando in pieno le scadenze che ci eravamo dati, e il 2 novembre scorso è stato effettuato il primo intervento. Tutto il Team ha lavorato con competenza e determinazione rari – ha aggiunto – realizzando tutti i complessi percorsi per arrivare ad avere le cellule trapiantabili adatte e selezionare i pazienti con attenzione totale, perché, per arrivare alle insule pancreatiche, si parte di un pancreas donato da una persona deceduta con tutto quel che segue in tema anche di terapie antirigetto”.
Il paziente numero uno è un uomo di 52 anni che, per sua stessa ammissione, non riusciva più a vivere per gli effetti fisici e psicologici della malattia.

In questo momento, già 180 pazienti hanno contattato il Centro patavino. Sono per il 48% maschi e per il 52% donne, con un’età media di 42 anni e con il diabete da 20 anni.
I pazienti finora valutati sono 83. 30 di loro sono stati esclusi per non indicazione alla terapia cellulare, per 47 è in corso l’approfondimento diagnostico per l’idoneità, 5 pazienti sono già in lista d’attesa e riceveranno quanto prima le insule pancreatiche.
Il team della professoressa Furlan non intende però fermarsi a questo straordinario risultato, ma concentrerà le sue ricerche anche sulla possibilità, per ora non praticabile, di estendere in futuro la terapia anche ai bambini.