Il lavoro di sala operatoria ha visto la sinergia degli ospedali di Schiavonia e Camposampiero, impegnando quattro medici a staffetta tra radiologi e ortopedici, in tre giorni diversi. Bloccato il “nutrimento” del tessuto metastatico, il tumore è stato poi bruciato a microonde, quindi l’anca messa in “sicurezza” cementificandola.
Un uomo di 70 anni, affetto da metastasi all’anca destra da carcinoma del rene che gli provocava forte dolore e rendeva impossibile la deambulazione, è stato sottoposto ad un delicato intervento combinato di tipo non invasivo. Bloccato il “nutrimento” del tessuto metastatico, il tumore è stato completamente bruciato con il posizionamento di un ago che emette microonde, l’anca posta in “sicurezza” cementificandola. Data la sede della lesione, avrebbe altrimenti comportato un approccio chirurgico demolitivo e molto più impegnativo. L’intervento è stato articolato in tre tempi in tre giorni diversi, con l’impiego di tre tecniche differenti.
Due mesi fa i primi due trattamenti, eseguiti in due giorni consecutivi: il primo giorno si è proceduto a embolizzazione. Un esame angiografico, attraverso una piccola incisione cutanea, ha consentito di raggiungere i vasi neoformati che nutrivano il tessuto metastatico, e di chiuderli selettivamente mediante introduzione di sostanze embolizzanti, ad opera del dottor Giuseppe Mansi, direttore dell’Unità Operativa complessa di Radiologia dell’Ospedale “Madre Teresa di Calcutta” di Schiavonia e del dottor Luca Cancian, direttore UOC di Radiologia dell’Ospedale “Pietro Cosma” di Camposampiero e Cittadella.
Il secondo giorno l’intervento è continuato con la termoablazione a microonde e la cementoplastica: sotto guida TAC, sono stati introdotti attraverso due pertugi cutanei di appena 3 mm, due ago – elettrodi a microonde direttamente nel tessuto che, raggiungendo temperature molto elevate in pochi minuti, hanno prodotto la necrosi del tumore. Nella stessa seduta, avendo la lesione creato un buco di circa 4 cm all’anca, sempre sotto guida TAC e attraverso gli stessi fori di ingresso, è stato introdotto del cemento per opera del dottor Gianluca Bisinella, direttore della UOC Ortopedia e Traumatologia di Schiavonia e della dott.ssa Sara Battisti, dirigente medico della UOC Radiologia di Schiavonia. A distanza di un mese il controllo TAC ha evidenziato una buona risposta ai trattamenti, con ampie zone di necrosi della neoplasia.
Il terzo tempo, mercoledì di questa settimana: è consistito nel secondo tempo della cementazione, sotto guida TAC, allo scopo di andare a colmare completamente la cavità ossea, garantendo così una buona resistenza all’anca. Le 3 procedure, che si sono tenute all’Ospedale di Camposampiero presso l’attrezzata sezione di radiologia interventistica della Radiologia utilizzando angiografo e nuova TAC, hanno richiesto un giorno di ricovero ciascuna.
“Fin da subito il paziente – spiega il dr. Bisinella – ha risposto molto bene al dolore e ha ripreso la deambulazione con l’aiuto di un carrellino. L’uomo è stato dimesso, camminando sulle sue gambe. Tutto questo e’ stato possibile grazie all’accoglienza dell’ortopedia di Camposampiero”.
“La collaborazione tra équipe diverse di Schiavonia e Camposampiero, l’approccio multidisciplinare su paziente oncologico, l’intervento integrato con diverse tecniche tutte mini –invasive, l’utilizzo della nuova TAC allocata a Camposampiero: sono tanti i punti di forza di questa operazione a più mani che testimoniano – sottolinea il Commissario dell’Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta -, come la nostra attenzione non sia riservata solo alla cura del Covid-19. In questi mesi, per rimanere in tema, abbiamo inoltre eseguito in collaborazione sotto guida TAC trattamento con termo ablazione di pazienti affetti da metastasi ossee dolorose ed osteoma osteoide degli arti, diagnostica avanzata mediante biopsie TAC guidate. Questa collaborazione tra specialisti di Ospedali diversi, ma tutti afferenti alla nostra Ulss, è stata fondamentale per dare risposta ai pazienti affetti da problematiche ortopediche oncologiche che afferiscono agli ambulatori di Schiavonia dove è continuata l’attività clinica e di diagnostica avanzata mediante biopsie ecoguidate”.