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Preoccupazione per gli interventi

L’Ordine di Padova si è fatto portatore in Regione della richiesta di chiarimento su quali siano i tempi d’attesa per specialità e la mole di prestazioni rimaste indietro. Di conseguenza sono partiti degli incontri che hanno coinvolto tutti gli altri Ordini del Veneto e a breve la Regione, con i direttori generali delle Ulss, costituirà un gruppo atto proprio a fare ricognizione sulla situazione delle attività perse o rimaste indietro e come programmare».
Domenico Crisarà, presidente dell’Ordine dei Medici di Padova, ricostruisce con NES la situazione sulle prestazioni da recuperare.

Quale settore secondo lei è stato più penalizzato dal blocco delle attività per la pandemia e ora andranno recuperate?
Di sicuro a patire di più la situazione per la pandemia sono stati i percorsi di prevenzione, quindi tutti gli screening. Secondo una mia percezione, non avendo ancora i dati regionali in mano, anche tutto l’ambulatoriale ha patito, quindi con una migrazione per chi poteva permetterselo quando c’è stata necessità impellente verso la sanità privata. Ma la preoccupazione più grossa riguarda il recupero degli interventi chirurgici e i tempi d’attesa diventati davvero lunghi, anche di cento giorni, in alcuni reparti degli ospedali della nostra Ulss, che prima viaggiavano come macchine ben rodate. C’è anche da contare che molto del personale ospedaliero, specialmente amministrativo e infermieristico, è stato spostato negli Hub vaccinali e questa situazione persisterà, andando a sommarsi ad una carenza di personale già esistente. Dovrebbero esserci delle reintegrazioni ma ci vuole tempo e così si accumulano altri ritardi.

Quali le strade per risolvere l’impasse creatosi?
Per prima cosa, anche grazie al gruppo di lavoro con i rappresentati degli Ordini, si dovrà analizzare i numeri che chiariranno la situazione e diranno come agire nei prossimi mesi per razionalizzare le liste d’attesa».

A quale settore si dovrà dare priorità, se c’è, secondo lei?
Tutti i follow-up oncologici, ad esempio, e gli screening che mai come ora sono saltati. Il tutto dovrà essere paragonato ai numeri che si facevano pre-Covid, non avendo più un numero considerevole di diagnosi precoci diventano situazioni per le quali il sistema dovrà correre per curare situazioni che potevano essere prese per tempo.
E’ vero che chi può si avvale della sanità privata ma anche lì c’è accumulo ormai e l’allungo delle attese perché cresce la richiesta. Comunque si consideri che per la maggior parte dei percorsi post diagnosi l’utente/paziente deve rientrare nel sistema sanitario pubblico. E il sistema tornerebbe a bloccarsi.
Nei mesi estivi la Commissione in fase costitutiva dovrà lavorare e accelerare i tempi della ricognizione per partire il prima possibile con la programmazione e messa in atto del recupero. La pandemia comunque deve farci ripensare a tutto il sistema, non si poteva fare in modo diverso ma ora si deve recuperare.

Quale prospettiva vede per l’autunno?
Attualmente mi preoccupa molto il fenomeno che vede migliaia di persone rimandare il vaccino ad ottobre, situazione molto rischiosa per il prossimo futuro che denota poco senso civico in troppe persone.