Ucraina, la testimonianza di Olena: «La guerra deve finire subito»

«Non abbiamo fatto male a nessuno, siamo solo un Paese che sta crescendo economicamente: non c’era nessun motivo per scatenare una guerra».

C’è paura ma non rassegnazione nella voce di Olena. Lei vive in provincia di Venezia da quasi 20 anni, ha due figlie nate e cresciute qui, ma parte della sua famiglia è ancora in Ucraina, a Leopoli.

«Lì ci sono ancora mio padre, mia sorella e mio fratello con le loro famiglie. E ho tanti amici ed amiche con i quali sono cresciuta che vivono lì. Non ho mai perso i contatti con loro, ogni volta che tornavo a casa li vedevo».

Da giorni Olena vive con la paura che possa accadere qualcosa di brutto. «E’ una situazione surreale. I contatti non sono facili, ma riesco ad avere notizie di quello che sta succedendo. Lì non dorme nessuno da tre notti. Le persone si rifugiano nelle cantine, nei sotterranei, hanno paura dei bombardamenti. C’è molta solidarietà, per fortuna, tra le persone, tra i vicini. Si offre ospitalità, si divide il cibo, che comincia a scarseggiare. Mi hanno raccontato di mamme e bambini che a piedi vanno verso il confine con la Polonia, sembra di essere tornati ai tempi della seconda guerra mondiale. Mi riferiscono che i polacchi stanno dando un grande aiuto: sono saltati i server, non c’è internet, ma fanno tutte le carte a mano e fanno attraversare le famiglie in fuga, stanno allestendo delle tendopoli».

Gli uomini ucraini – almeno la maggior parte di loro – restano nelle città. «C’è lo stato di guerra, non possono andare via. Ma so che in tantissimi non lo avrebbero fatto, non sarebbero scappati: lo fanno per il proprio Paese, lo fanno per i propri figli, non vogliono che succeda questo all’Ucraina».

La mobilitazione è a 360 gradi. «Mio cugino fa il camionista, è in Spagna. Sta solo aspettando di fare le sue consegne, poi tornerà in Ucraina e, se servirà, combatterà. Qui sono circondata da persone che mi chiamano, mi offrono aiuto e sostegno. La persona con cui sono arrivata in Veneto 19 anni fa sta organizzando il trasporto di beni e mezzi di prima necessità. Tanti amici mi dicono che se i miei volessero venire in Italia, sarebbero disposti ad ospitarli. Sono bei segnali: quella che manca forse è la consapevolezza dei governi di quello che sta accadendo».

Il riferimento è alle sanzioni con cui si sta cercando di frenare il blitz del presidente russo Vladimir Putin. «Gli effetti si avranno tra tanto tempo, e anzi la propaganda russa potrà anche continuare ad alimentare l’odio verso l’Europa: “Avete visto, ci tagliano le risorse!”. Se potessi, vi tradurrei quello che dicono le tv e i giornali russi nei confronti dell’Europa e dell’Ucraina: sono anni che instillano odio nei nostri confronti. In fondo l’Ucraina aveva scelto di guardare più all’Europa che alla Russia, e per questo è stato scatenato un conflitto. E’ pazzesco. Capisco le questioni legate al gas, alle materie prime, ma non si può sacrificare un intero Paese, ci vuole un intervento immediato, queste sono le ore cruciali».

In Italia, nel Veneto, si è messa in moto la macchina della solidarietà. La Protezione Civile si sta organizzando per ospitare gli eventuali profughi, ci sono raccolte fondi, manifestazioni in tutte le piazze.

«Noi stiamo cercando di trovare kit di pronto soccorso e altri beni da potere inviare», conclude Olena. «Ma soprattutto vogliamo risvegliare le coscienze, tenere alta l’attenzione: la guerra deve finire subito».